Mercoledì 17 marzo, all’interno della Fiera Didacta Italia 2021 la pedagogista Tania Bertacchi del Coordinamento Pedagogico della Bassa Reggiana ha sostenuto un dialogo insieme all’architetto Giovanni Fumagalli, grazie alla disponibilità di Gonzaga Arredi e di CampuStore, che hanno ospitato l’iniziativa.

Nella corsa ad ostacoli affrontata da tutti in quest’ultimo anno in cui si è dovuta fronteggiare una pandemia globale, tra smartworking e DaD, le tecnologie, l’accesso e la conoscenza agli strumenti digitali è diventato un aspetto di enorme interesse dal punto di vista educativo. Una sensibilità che si presenta anche nella educazione della prima infanzia, in una fascia d’età in cui le esperienze plasmano (metaforicamente e fisicamente) cervello e apprendimenti di bambine e bambini e in cui dunque è fondamentale introdurre in modo corretto tecnologie semplici e meno semplici nell’orizzonte educativo del nido e della scuola dell’infanzia.

“Fin dal nido d’infanzia l’esperienza educativa che affrontano bambine e bambini è importante per costruire la società di domani, e l’approccio nei nidi e nelle scuole della Bassa Reggiana guarda all’innovazione e alla ricerca in ambito educativo in questa prospettiva di futuro. Un lavoro ampio che insieme all’equipe pedagogica, sei professioniste incaricate di sovrintendere alla qualità educativa, coinvolge tutto il personale educativo.”

Il punto di vista di un architetto parte, certamente, dalla concezione dello spazio e in particolare a Guastalla, dove si trova il nido Iride, considerato da molto una delle più belle architetture scolastiche per la prima infanzia.

“Il rapporto tra spazio e architettura è fondamentale in ambito educativo, finanche ad essere considerato il terzo educatore, anche se di certo non è l’unico elemento rilevante. Esso non rappresenta solo un contenitore, ma è portatore di un contenuto. Ogni aspetto dell’approccio educativo, rispecchiando la filosofia di riferimento, deve promuovere la ricchezza di possibilità e materiali, la flessibilità che si presta a usi e linguaggi, la variabilità capace di sostenere indagini e curiosità. È in questi contesti educativi che bambine e bambini sviluppano sì apprendimenti, ma anche crescono come persone, complessivamente, in un approccio olistico che prenda in considerazione tutte insieme le componenti dello sviluppo personale.
Ed è in questa chiave di lettura che nei nostri nidi e scuole dell’infanzia è accolta la contemporaneità, prestando attenzione al processo, e non al risultato finale, declinando col nostro modo di fare scuola la tecnologia, intesa sempre come linguaggio attraverso cui sviluppare relazione e sperimentazione.
Esistono tecnologie semplici, che da tanti anni abitano i nostri nidi e le nostre scuole.
Il tavolo luminoso viene utilizzato fin da molto piccoli, utilizzato con tutto il corpo per dare vita a veri e propri piani “magici”.
La lavagna luminosa viene spesso utilizzata per le sue modalità di luce differente e per indagare gli effetti visivi creati, ma anche aspetti più legati a identità e fisicità (la presenza/assenza delle ombre).
Anche la fotocamera può diventare uno strumento inusuale, quando in mano ai bambini stessi si trasforma in uno strumento per accedere ai loro punti di vista e ai loro apprendimenti, creando occasioni per rivedersi e tornare sulle proprie esperienze.
Il pc è spesso occasione per scoprire i codici (i numeri e le lettere) mentre il videoproiettore consente esperienze digitali non anestetiche ma estetiche, creando ambienti fortemente immersivi, facendo emergere emozioni e relazioni – elementi alla base degli apprendimenti.
All’interno del progetto europeo STORIES – Digital Storytelling, poi, si è avuta l’occasione per incontrare tecnologie più inusuali, per la prima infanzia, con le quali dare spazio a creatività e narrazione.
Webcam, Ipevo , endoscopio digitale, microscopio digitale, tablet, go-pro, scanner e fotocopiatrice, software di vario genere (stopmotion, ppt) sono stati gli strumenti indagati attraverso la narrazione di storie digitali, per sostenere la costruzione di una “Media Literacy”, processo – definito anche dall’Unione Europea – attraverso il quale arrivare a conoscere e accedere ai media, identificando le fonti dei messaggi imparando a valutarli e interpretarli.”
La tecnologia, nella nostra esperienza, diventa strumento e linguaggio, in relazione ai molteplici linguaggi espressivi in contesti educativi ricchi e differenziati, attraverso la quale rendere ancora più significativi i processi di apprendimento. Richiedono formazione e conoscenze specifiche anche da parte degli adulti educanti, che devono avere gli strumenti giusti, devono saperli usare, farli comunicare tra di loro padroneggiando software e applicazioni.